Centonove
13 Luglio 2001

Candidato per l'ennesima volta al Nobel per la pace. Parla il siracusano che ha stretto la mano ai Grandi della Terra. Conquistando il cuore dei paesi poveri

Dieci rettori per il siciliano "della tolleranza"
SIRACUSA
Al presidente della commissione dei premi Nobel, Francis Sejerstad, la candidatura del professore Bruno Ficili è stata segnalata dal senatore Jhon B. Larson, membro del congresso degli Stati Uniti. La nomination, giunta per la settima volta consecutiva, è sostenuta anche da dieci rettori di università di Paesi del mondo, tra cui Africa e Corea, e dai curdi attraverso il presidente del parlamento del Kurdistan. Questo il contenuto della lettera inviata dal senatore Larson al presidente della Commissione per i Nobel della pace. L'impegno di Bruno Ficili nella causa dl educazione alla pace continua in modo instancabile, i suoi sforzi mirano a trasformare la Sicilia, e Siracusa, la terra dove Ficili vive ed opera, in un laboratorio per la messa a punto di nuovi programmi e di strategie per la promozione della pace, del dialogo e della tolleranza universale. Ficili ha altruisticamente lavorato per promuovere la pace e per risolvere tragici conflitti e continua a svolgere un ruolo cruciale nel processo dl pace internazionale". (D.F.)

Bruno Ficili, candidato per l'ottava volta al Nobel per la pace. Parla lo sciclitano che ha stretto la mano ai Grandi della Terra. Conquistando il cuore dei paesi poveri.
Siede ai tavoli delle trattative e stringe le mani dei Grandi della Terra. Per lui, ed in nome di un'idea, ha affrontato il lungo viaggio dall'America alla Sicilia un uomo-mito del calibro di Muhammad Alì, Cassius Clay, per firmare assieme a gruppi politici e militari del Burundi un documento che impegna questi ultimi, animatori di un conflitto etnico che ad oggi fa contare decine di migliaia di vittime, a rispettare scuole, luoghi di culto, ospedali e orfanotrofi. Non ha rifiutato il suo invito neanche il Dalai Lama giunto a Siracusa per suonare il gong della pace mentre non è rimasto inascoltato il suo appello lanciato al colonnello Gheddafi a rilasciare gli equipaggi di alcuni pescherecci siciliani arrestati e maltrattati perché trovati in acque libiche, E per l'oliavo anno consecutivo dal Congresso degli Stati Uniti è arrivata, addirittura, la nomination per il conferimento del premio Nobel per la pace. Un primato nel primato. Già nel 1996 entrò a fare parte della lista dei tre finalisti: quell'anno il Nobel fu assegnato cx equo a monsignor Ximenes Belo , vescovo di Timor Est, e a Ramos Horta, rappresentante degli indipendentisti di Timor.
La sua è la storia di un uomo comune.
Dirigente scolastico, due lauree, una in Pedagogia, conseguita alla cattolica di Milano, che va ad aggiungersi a quella ad honorem che gli ha conferito, negli Stati Uniti, l'Università del Connecticut. L'ennesima nomination ha sorpreso per primo lui, Bruno Ficili, di Scicli, ma vive a Siracusa, sposato e padre di due figli. "Non mi aspettavo ancora una candidatura - dice - perché sono una persona semplice e alla buona. E' la continuità, per l'ottavo anno consecutivo vengo riproposto, che mi ha stupito. Ciò mi fa pensare che il mio impegno sull'educazione alla pace non viene considerato secondario". E aggiunge: " In ogni caso nella mia vita non è cambiato niente. Continuerò a lavorare come sempre contribuendo in silenzio a creare una cultura di pace".
Ma come è riuscito questo piccolo grande uomo, sorta di San Francesco del terzo Millennio, a fare da mediatore nella guerra contro i curdi e in quella che nello Sri Lanka oppone i tamil e i cingalesi, a fare dialogare rappresentanti dell'Olp e del governo di Israele, ad incontrare a Bonn il presidente in esilio del parlamento curdo Jasar Kaia al quale assicurò il suo appoggio, tanto per portare alcuni esempi? Se lo chiedono in molti in Italia dove Bruno Ficili svolge la sua attività con profonda determinazione e fra tante difficoltà, ma non negli Stati Uniti dove da diversi anni intrattiene rapporti con governatori, diplomatici, rettori universitari, intellettuali, sociologi, giornalisti. " Dietro la mia candidatura, che ho appreso per lettera inviatami dal Congresso, vi è soltanto un grande impegno ed i sacrifici di un uomo umile che da solo e non pretendendo nulla per sé è riuscito ad infrangere la barriera dello scetticismo e a coinvolgere molti altri in un progetto di pace senza frontiere e nel quale credo ciecamente". E incalza: 'Prima ero una voce isolata nel deserto, oggi non più perché c'è una grande attenzione ai temi della non violenza che proviene da varie parti del mondo".
Il suo "progetto" parte nel 1985. Due missili terra-terra fatti decollare dal colonnello Gheddafi alla volta di Lampedusa, si erano inabissati a poche miglia dalle coste dell'avamposto italico. "Capii allora che la guerra - ricorda Ficili - non poteva più restare un affare che doveva riguardare gli altri". Fu in quel giorno di diciassette anni fa che l'insegnante siciliano cominciò a chiedersi come si poteva "formare alla pace". Innanzitutto parlandone. A chi? Prima agli studenti, quindi ai padroni della terra. Con questo intento Ficili ha fondato l'Associazione per l'educazione alla pace, in qualità di presidente, ha dato vita al Forum internazionale per l'educazione alla pace che dal 1986 a oggi è diventato un evento annuale di spessore mondiale. Da quel primo appuntamento Ficili è riuscito a fare sedere attorno allo stesso tavolo (e a sedersi assieme a loro), rappresentanti delle due grandi potenze mondiali, Usa e Russia, ed esponenti dei Paesi sconvolti da guerre. Non si è mai dato una tregua. Ha lanciato appelli dalla tribuna dell'Assemblea dell'Onu. Ha visitato le capitali più calde
del mondo. Da Seul a Sarajevo. Da Tripoli a Cuba. A testimonianza di un impegno che preferisce ai salotti le frontiere di guerra. "Le cose da fare sono tantissime - dice - per questo i risultati non sono mai del tutto soddisfacenti: i bisogni, le attese di moltitudini di persone sono innumerevoli. Ci vorrebbe maggiore attenzione da parte di tutti, nei paesi occidentali,sugli angosciosi problemi di sopravvivenza che affliggono intere popolazioni. Il suo ricordo, uno per tutti, va ad un gruppo di profughi in Croazia dove si era recato nei momenti più accesi del conflitto per portare generi alimentari. "Mi trovavo alla guida di un convoglio che raggiunse Vukovar. A causa di una tempesta di neve arrivammo con dodici ore di ritardo, era circa mezzanotte, eppure tutti, nonostante il freddo intenso, ci stavano aspettando. Ml avvicinai a Ivan, un bambino, un simbolo della crudeltà della violenza bellica. Aveva perso il padre e la madre, aveva perso entrambe le gambe per lo scoppio di una mina, io gli regalai un sacchetto di caramelle. Ivan mi consegnò un foglio di carta su cui aveva disegnato il sole. Quel bambino, nonostante tutto aveva ancora nel suo cuore la speranza". Ma ricorda anche con commozione quando avviò l'adozione di trecento bambini orfani di guerra nella ex Iugoslavia e dei giorni in cui era impegnato nella ricerca frenetica di finanziamenti per contribuire alla costruzione di un ospedale pediatrico in Tanzania o di scuole per dare la possibilità ai bambini kurdi, palestinesi, bosniaci di istruirsi.
"I miei obiettivi - spiega Bruno Ficili,- sono quelli di dare una diffusione internazionale all' esigenza, alla necessità dell'educazione alla pace, al dialogo, alla cooperazione tra i popoli. Durante i lavori dei convegni sin qui realizzati sono stati elaborati progetti adottati e realizzati successivamente in molte scuole e università di vari Paesi del mondo". E annovera tra i programmi dell'immediato futuro un viaggio nel Burundi, dove malaria e Aids fanno vittime tanto quanto le guerre, ed un tentativo di coinvolgere enti locali e case farmaceutiche per aiutare con l'invio di medicinali tante persone a vivere e per evitare a tanti bambini atroci sofferenze. Adesso sta lavorando alla preparazione della quattordicesima edizione del Convegno internazionale per la pace che si terrà a novembre e sarà incentrato su Palestina e Israele. "E' il mio sogno - dice - . Fare abbracciare palestinesi e israeliani. Ma Ficili ha soprattutto questo desiderio: creare in Sicilia, la terra dove egli vive ed opera, dei laboratori per la messa a punto di nuovi programmi e di strategie per la promozione della pace, del dialogo e della tolleranza universale.

Daniela Franzò


Gazzetta del Sud
19 Agosto 2001

SIRACUSA / Bruno Ficili, il docente di Scicli, siracusano di adozione, è stato candidato per la settima volta consecutive al Nobel per la pace

Sedici anni spesi per "insegnare" il dialogo e la tolleranza

Aldo Mantineo
SIRACUSA - Ha impegnato gli ultimi sedici dei suoi sessantuno anni a "spendersi" per la diffusione di un'autentica cultura di pace, per testimoniare in maniera militante tolleranza e dialogo, per provare a fare tacere le armi, specie nei conflitti più lontani e "dimenticati" ma certo non per questo meno devastanti. Anzi. Sedici anni spesi per far stringere la mano ad americani e russi in piena guerra fredda, per far dialogare palestinesi ed israeliani, tamil e cingalsi, tutsy ed hutu in lotta nel Burundi, curdi e turchi, per avvicinare Iraq e Stati Uniti durante i difficilissimi mesi della guerra del Golfo del 1991, per portare sollievo ai bambini nei campi profughi della ex Jugoslavia come quello di Karlovac. Un'attività intensa che alla fine hanno portato Bruno Ficili, dirigente scolastico, un siciliano originario di Scicli, in provincia di Ragusa, ma siracusano di adozione, ad ottenere quest'anno la settima candidatura consecutiva al premio Nobel per la pace. "No, sinceramente non penso proprio che possa vincere il Nobel - spiega il presidente dell'Associazione internazionale per l'educazione alla pace - certamente sono onorato per questa continua attenzione alla mia attività che viene da parte di componenti del Congresso degli Stati Unni, ma io preferisco andare avanti per la mia strada, senza pensare al Nobel".
Anche quest'anno, dunque. la candidatura per il più prestigioso riconosci mento che un uomo possa immaginare per la propria attività viene da esponenti del Congresso Usa. una circostanza che Bruno Ficili, senza finzioni, evidenzia per spiegare come, in fin dei conti "pesi un po' che non ci sia la stessa attenzione da parte dell'Italia. Ma speriamo che anche nel nostro Paese continui a crescere l'attenzione, non certo a Bruno Ficili ma a quella che è l'attività che in questo mo mento io, e come me magari altri, porto avanti".
Non c'è intendimento polemico e non potrebbe essere altrimenti per chi alle ferie ha preferito quest'anno rimanere in città per mettere in cantiere il 13. appuntamento con Convegno internazionale di educazione alla pace in programma per fine anno. Un impegno
non da poco ed uno sforzo non indifferente e per meglio comprenderlo basta dare un'occhiata ai "numeri" di questa attività, a cominciare dai circa 600 relatori, dai più alti esponenti di governo alle voci ("le più importanti per me", ha detto Ficili) degli ultimi e dei diseredati del mondo, provengono da tutti e cinque i continenti che si sono alternati nei dodici appuntamenti che sin qui hanno visto la luce.
E quando si parla di testimoni di primissimo piano del processo di pace che hanno partecipato al Convegno siracusano il pensiero non può certo non correre a due anni fa quando ospite del meeting è stato Muhammad Ali, Cassius Clay, impegnato con il centro di risoluzione dei conflitti dell'Università di Lousville (con la quale Ficili ha avviato un proficuo rapporto di collaborazione), che ha sottoscritto con i leader dei gruppi armati e dei partiti politici il patto di non aggressione a scuole, ospedali e luoghi di culti ed orfanotrofi nel Burundi. Un patto che ha salvato migliaia di vite umane, come qualche tempo dopo ha avuto modo di commentare il giudice Severino Santiapichi: "Loro non lo sanno - ha detto il magistrato -, ma molti devono la vita a Bruno Ficili ed alla sua attività".
Un'attività che continua e che ora è orientata al completamento della costruzione di una scuola in Burundi (nel villaggio nei pressi della capitale Buyuxnbura) per 500 bambini, un intervento reso possibile con il contributo soprattutto degli alunni delle scuole elementari siciliane e degli Stati Uniti. Un programma che si colloca al fianco di una serie di progetti già realizzati come la realizzazione di un ospedale pediatrico a Bukoba, in Tanzania (completato tre anni fa), opera al quale le campagne di sensibilizzazione promosse dal docente siracusano hanno dato un importante contributo. Nello stesso Paese, in un villaggio nei pressi di Bukoba, l'impegno è ora orientato verso la costruzione di un mulino ad acqua e l'aperturadi una farmacia che possa servire tutti i villaggi vicini, intervento quest'ultimo indispensabile per avviare una massiccia campagna di sensibilizzazione per indurre enti locali ed aziende farmaceutiche a fornire gratuitamente le più importanti specialità medicinali che, attualmente, non possono nemmeno essere dispensate proprio perchè manca la farmacia.
Ma la solidarietà, l'educazione alla pace, cammina di pari passo con la crescita culturale dei popoli. Ed ecco quindi che la neonata università di Bukoba attraverso l'Associazione internazionale di educazione al la pace guidata da Ficili, si gemellerà con le università statunitensi proprio con l'obiettivo di crescere.


LA SICILIA
31 Agosto 2001

Domani in Germania davanti a centomila persone si discuterà di una "pace" difficile
Ficili a Colonia per i Kurdi
Unico italiano in un congresso decisivo


Messaggero di sant'Antonio
Settembre 2001

PREMIO NOBEL PER LA PACE. GLI STATI UNITI SOSTENGONO BRUNO FICILI
La candidatura al Premio Nobel per la pace del professor Bruno Ficili di Siracusa, promotore di
numerose iniziative per la ripresa del dialogo tra popoli in lotta, è stata sostenuta, per il settimo anno consecutivo, dagli Stati Uni ti e da dieci rettori di varie università nel mondo.
"L'impegno del professor Ficili nella causa di educazione alla pace e alla non violenza, continua in modo instancabile - ha scritto John B: Larson al presidente del la Commissione per i Premi No bel per la pace -. Gli sforzi di Ficili. mirano a trasformare la Sicilia, e Siracusa in particolare, in un laboratorio per la messa a punto di nuovi programmi e di strategie per la promozione della pace, del dialogo e della tolleranza universale".


KURDISTAN report
Ottobre 2001


1 Settembre GIORNATA MONDIALE PER LA PACE

COLONIA
Il primo settembre 2001 è stato per me un giorno memorabile. In quel giorno e stata celebrata. davanti a oltre centomila persone, nello stadio di Colonia, la giornata mondiale contro tutte le guerre: una giornata che le associazioni dei Kurdi in Europa. hanno voluto celebrare per sottolineare l'importanza e la necessità della pace tra i popoli, l'esigenza vitale, fortemente avvertita dal popolo Kurdo, del riconoscimento della propria identità culturale e delle affermazione dei diritti umani, condizioni necessarie per una pacifica convivenza tra i popoli e in particolare tra i popoli fratelli della Turchia e del Kurdistan.
Da molti anni sono impegnato a livello internazionale sul tema della educazione alla pace, alla solidarietà, rispetto della dignità della persona umana, di ogni persona umana.
Da oltre quindici anni promuovo in Sicilia convegni internazionali sull'educazione alla pace, al dialogo, coinvolgendo in questi incontri di pace personalità provenienti da ogni parte del mondo. Ho sentito sempre in questi convegni soprattutto il grido della sofferenza di tanti rappresentanti di popoli che vivono le atrocità causate dalla guerra, le umiliazioni determinate dalla cancellazione dei più elementari diritti umani. Nel lo stadio di Cologna ero presente come relatore e ha sentito fortemente la speranza, sostenuto da una grande forza morale, di un popolo, quello kurdo, che cerca con grande coraggio, passione e determinazione il riconoscimento dei propri diritti, della propria identità. E sono le ragioni di un popolo che vanno riconosciute. che devono essere riconosciute da tutti gli Stati che costituiscono l'Unione Europea, da tutti gli stati del mondo, che credono nei valori della democrazia, della tolleranza, della solidarietà, della pace.
Il popolo kurdo e quello turco sono popoli fratelli, che hanno comuni origini culturali, che hanno dato un grande contributo alla civiltà umana per la loro antichissima storia, ricca di valori, di tradizioni artistiche e letterarie. Ed è proprio per il rispetto dei valori umani, che i Kurdi chiedono fortemente il riconoscimento dei propri diritti, per una pacifica convivenza con i Turchi, per un sogno di pace, di libertà, di fratellanza perché ogni uomo ci è compagno, ci è vicino, ogni uomo ovunque lo incontriamo è nostro prossimo e se questa prossimità è fatta sentire e vivere nella famiglia, nella scuola, nella società, possiamo sperare di compiere progressi verso quel meraviglioso sogno, che si chiama solidarietà, pace, rispetto della dignità della persona umana.

Prof. Bruno Ficili
Presidente del Ass. Int.le Educazione alla Pac
e


ASIT Î BARIS FRIEDE
Oktober/November 2001

Die Eu Druck machen

Asiti sprach mit Prof. Bruno Ficili, vom Internationalen Institut fur Friednsforschung in Syrakus, Sizilien, einem der aktuellen Kandidaten fur den Friedensnobelpreis.

Intervista a Bruno Ficili pubblicata su ASITI - GERMANIA

D. - Quali possibilità vede nella richiesta curda di una vicina soluzione?
R. - Da quando Ocalan venne a Roma, sono apparse nuove possibilità per intraprendere un nuovo dialogo, che sono presenti nonostante il suo arresto. Sarebbe importante, un congresso per la pace, che porti allo stesso tavolo tutti gli interessati e cerchi soluzioni costruttive dei problemi.
D. - Però, per iniziare tale congresso per la pace, non si può contare su un compotamento cooperativo dei Turchi...
R. - Ecco il compito decisivo dell'Unione Europea. Deve intervenire per i diritti dei curdi e dei turchi, per promuovere un cambiamento dello loro politica. La volontà dei curdi per la pace è di grande importanza. Devono proseguire questo cammino e fare chiaramente in modo che si stabilisca una soluzione amichevole e politica del problema.
D. - Ma quali reali possibilità ha la Comunità Europea?
R. - Deve promuovere il rispetto dei diritti umani e di ciò fare il presupposto per tutte le ambizioni dei turchi che chiedono l'adesione all'Unione Europea.
D. - Cosa possono fare i curdi per sostenere questo processo?
R. - E' importante che in futuro si impegnino costantemente per la ricerca del dialogo e della pace e che mostrino che Turchi e Curdi possono vivere insieme fraternamente e con gli stessi diritti.
R. - Ciò non è possibile sulla base dei vigenti criteri di ammissione. I problemi devono essere risolti prima dell'ingresso. A questo punto è necessaria un'adeguata pressione da parte dell'Unione Europea. Del resto non si può considerare la richiesta curda come una questione interna dei Turchi. I diritti dell'Umanità non sono una questione interna di uno Stato. Noi dobbiamo sollecitare una soluzione politica. Con la pace non si può perdere nulla, con la guerra tutto. Secondo me è comunque una assurdità che un paese come la Turchia, un paese sul cui territorio sono nate tante antiche culture, tratti in tale modo i curdi che non reclamano altro che i loro diritti.